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GRAY'S ANATOMY, LA VARICELLA E LA NORMALITA'.




In questo lunedì di fine luglio. Che la sveglia ormai per me non suona da più di una settimana. Che ormai tra il letto,il divano e quelle pause di riflessione tra l'aprire e chiudere il frigo mi fanno pensare a quando in acqua o ancor meno ad indossare i miei jeans preferiti ci voglio tornare. Da poter saltare di nuovo in pista. Passeggiando sulla passerella della vita che ormai da una settimana mi ha messo a riposo forzato. 
Ho rivisto per la milionesima volta tutte le stagioni di Gray's Anatomy, mandando indietro altre due volte sulla scena della morte di Danny Duket e pensando che la vita è davvero ingiusta e stronza, a volte. Che quando hai tutte le risposte e lì che ti mischia le domande e ti ritrovi con il culo a terra a rimescolare i pensieri e buttando giù anche qualche birra di troppo. In certi casi non fa mai male.

Per l'esattezza ho visto nove film e una serie completa di undici stagioni (sempre di gray parliamo). Dei nove film saltando di genere in genere pensavo al fatto che non ci sono più gli horror di una volta e che no, le commedie romantiche sono diventate di una pesantezza che manco la parmigiana della mamma. Innamorata follemente di Cameron Diaz sarei impalata a guardarla recitare qualsiasi cosa. Bella e autoironica. Sexy e simpatica da far invidiam

Ho sistemato l'armadio per la precisione due volte, non so se ho fatto bene preferendo la scelta-suddivisioni per situazioni- non per ordine cromatico. Ma tanto sono sicura che lo sistemerò ancosa e encora...

Sistemato libreria reparto bijou e angolo make up che manco la signora madre in preda a raptus maniacali di cambio di stagione.
Eppure sette giorni di stop-mia mamma lo chiama relax- forzato mi sono presa del tempo. Utile e necessario per pensare a me. Non per quelle cose prettamente femminili, tra maschere facciali o scrub vari. Assolutamente no.

Colazione tra giornali che sanno ancora di stampa, caffè e cornetto alla marmellata, di quella buona. Mi sono presa del tempo che a volte pensi non sia mai abbastanza. Di quelle giornate in città in cui tutto corre più veloce di te e fai fatica a tenere il passo. E guai a fissare il tuo riflesso in una vetrina di un negozio che ti si blocca l'agenda ed anche i pensieri. 

Così in un lunedì di fine luglio attendo che la mia varicella passi (pazientemente mi dicono) e continuo a prendermi del tempo in giornate di irreale normalità.

Perchè è quello al quale tutti vogliamo ambire, alla normalità Tante volte dimenticata. 










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